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CYBERBULLISMO E REVENGE PORN: EMERGENZA NELL’ERA DIGITALE

Lo scopo principale di questo articolo, oltre a volervi informare, è quello di provare a sollecitare l’attenzione degli adulti (genitori, zii, insegnanti, educatori, operatori della salute ecc) in merito a quello che è lo stile di vita dei più giovani, dell’utilizzo che fanno dei loro smartphone e di tutti gli strumenti digitali a loro disposizione. L’utilizzo improprio di tali devices costituisce un rischio potenziale per i ragazzi, ed è pertanto compito degli adulti aiutarli, istruirli ed informarli in merito ad un uso congruo e corretto del mondo digitale oltre che educarli ad un rispetto della propria privacy e di quella altrui.
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NATIVI DIGITALI

Gli adolescenti, definiti “nativi digitali” da Marc Prensky (2001) in quanto cresciuti immersi nelle nuove tecnologie, sembrano non essere consci della portata e della pervasività delle proprie azioni digitali: non è raro il palesarsi di un’assoluta normalizzazione della condivisione di materiale intimo e privato senza contemplare che lo stesso rappresenti la propria impronta digitale e che, una volta immesso in rete, possa lasciare una traccia indelebile nella memoria di internet.

DUE FENOMENI INTRINSECAMENTE CORRELATI

Il revenge porn e il cyberbullismo sono aspetti aberranti delle relazioni online disadattive: la concomitanza tra questi due fenomeni è sempre più marcata, tanto che circa il 33% degli episodi di cyberbullismo è a carattere sessuale e coinvolge maggiormente la categoria femminile, che quindi corre un maggiore rischio di vittimizzazione.

Questi due fenomeni, seppur diversi nelle loro specificità, presentano molti aspetti in comune. Entrambi si verificano per conto di specifici strumenti, quali i social network; dai quali assorbono le caratteristiche intrinseche di immediatezza, anonimato e viralità.

Revenge porn e cyberbullismo rafforzano la propria crudeltà poggiandosi sulla memoria infinita ed eterna della Rete, poiché ogni informazione caricata in internet rimane astrattamente disponibile per sempre (Finocchiaro, 2016). Come sostengono Willard (2010) e Strachan (2014) le informazioni condivise in Rete sono immortali.

VISIBILITA’ SENZA CONFINI

L’elemento potenzialmente in grado di condurre ad esiti drammatici online sembra essere proprio la visibilità senza confini, rappresentata da una possibilità infinita di “spettatori” – “condivisori” – “commentatori” offerta appunto dalla rete.

Da spazio senza confini il web diventa così un luogo chiuso senza alternative, dove l’idea di libertà che nasce con internet sembra capovolgersi nel suo contrario. Sembrerebbe dunque che dal cyber spazio sia difficile sfuggire.

Questa condizione alimenta l’intensità della brutalità agita in prima battuta dal persecutore, e dunque è in grado di amplificare l’effetto della violenza vissuta dalla vittima sia nei casi di pornografia non consensuale che di cyberbullismo.

Inoltre, in rete, non essendoci contatto fisico, tutto si svolge attraverso uno schermo interattivo che funge da barriera protettiva, dunque la comunicazione avviene ad una distanza di sicurezza e questo mancato coinvolgimento del corpo nella sua concretezza, e dalla relativa assenza della comunicazione non verbale ad esso associato, facilita tali modalità interattive.

Revenge Porn
Revenge Porn

COME DIFENDERSI

Alla luce di quanto riportato emerge che è estremamente necessario educare i cyber-cittadini a tal riguardo e fornire loro tutti gli strumenti necessari per difendersi da qualsiasi forma di aggressione elettronica.

Il primo consiglio per difendersi da questi fenomeni è sicuramente quello di denunciare il prima possibile alla Polizia Postale i fatti e, ove possibile, avere le evidenze di questa diffusione non consensuale (gli screen non bastano).

È altresì possibile fare segnalazioni e diffide ai social network o proporre un reclamo al Garante Privacy per limitare la diffusione del materiale e chiedere l’adozione di idonei provvedimenti.

Così come ricorrere al Giudice per tutelare la propria immagine e la propria riservatezza, sia in via inibitoria che risarcitoria.

Perché non dimentichiamo che, rispetto al passato, il revenge porn da quasi un anno è riconosciuto come reato.

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